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Carlo Emanuele II nasce nel 1634. Secondo genito di Vittorio Amedeo I, ne eredita il trono dopo la morte del fratello maggiore Francesco Giacinto nel 1638. Tuttavia, deve sottostare alla reggenza della madre Maria Cristina di Borbone che lo alleva ispirandogli concetti filofrancesi.
Carlo Emanuele II e le donne
Pur essendo sovrano legittimo dall’età di 15 anni, Maria Cristina operò sempre per mantenerlo ai margini del governo e della guida del ducato. Essendo molto sensibile al fascino femminile, non stupisce che per distrarlo dagli affari di governo Maria Cristina cercasse di circondare il duca con belle donne feste e divertimenti.
Tuttavia, Maria Cristina non voleva che il figlio si innamorasse seriamente di una donna che avrebbe potuto compromettere il suo dominio su Carlo Emanuele II. L’ingerenza di una moglie ben voluta dal figlio lo avrebbe infatti spinto a ribellarsi e a prendere in mano le redini del regno.
Dovendo comunque garantire un erede alla dinastia Maria Cristina organizzò il matrimonio del duca con una sua cugina, Giovanna Battista di Savoia Nemours.

e il piccolo Vittorio Amedeo II nel 1666
Charles Dauphin
Madama Reale sperava che visto la parentela, Carlo Emanuele non fosse troppo interessato a lei. Invece lui se ne innamorò all’istante. La madre si vide quindi costretta ad annullare il matrimonio e fece arrivare a Torino la nobildonna francese Giovanna Maria di Trécesson per distrarlo nuovamente.
Carlo Emanuele II si innamorò presto di lei, dimenticando la cugina. Carlo Emanuele e Giovanna Maria si frequentarono a lungo, ebbero tre figli, ma non si sposarono mai.
Nel 1663 la madre gli impone il matrimonio con Francesca d’Orleans, più mite ed incline ad assecondare le pretese di comando della duchessa.
Carlo Emanuele segue fedelmente i desideri della madre. Fu un’unione felice, ma breve. Francesca morirà pochi mesi dopo, senza figli.
Rimasto vedovo tornò dal suo primo vero amore, Giovanna Battista di Savoia Nemours, che sposerà nel 1665 e dalla quale avrà un figlio.
Politica estera
Sempre nel 1663 muore anche l’anziana madre, lasciandogli finalmente il controllo del regno.
In quella data egli eredita uno Stato profondamente diviso tra filospagnoli e francofili, devastato da anni di guerra civile e mutilato dalla perdita di Pinerolo passato sotto il dominio della Francia. Anche il Consiglio ducale è ancora fortemente rappresentato dai servitori fedeli alla madre, che ella aveva voluto al suo fianco.

I primi problemi che dovette affrontare il nuovo duca furono i pessimi rapporti con gli altri stati italiani, ma ancor più l’esigenza di trovare una soluzione per le sommosse dei Valdesi nelle valli Pellice e Chisone. Tutti i tentativi diplomatici e non di Carlo Emanuele fallirono, tanto che nel 1667 dovette chiedere un arbitrato a Luigi XIV per definire gli indennizzi dovuti ai Valdesi.
Negli stessi anni, tentò più volte di riprendere gli antichi progetti della conquista di Ginevra unitamente a sperare un ritorno delle terre del Vaud sotto il controllo Savoia. Ancora una volta l’intervento della Francia nel 1667 lo obbligò a desistere da ogni pretesa e, paradossalmente, rafforzò l’ostilità e la diffidenza dei Cantoni svizzeri nei suoi confronti.
Nessun progresso si registrò neppure sulla richiesta Savoia per il riconoscimento del titolo regio. Nel 1669 solamente i duchi legati da alleanze matrimoniali avevano appoggiato la richiesta sabauda.
Riforme di Carlo Emanuele II
Il governo di Carlo Emanuele II ottenne invece più successo sul fronte interno. La morte di Francesca d’Orleans e della madre nel 1663 assieme al matrimonio con l’amata Maria Giovanna Battista due anni dopo, lo aiutarono a smantellare il vecchio sistema creato da Maria Cristina di Francia. Accentrò su di sé la gestione di tutta l’amministrazione, la vendita di cariche e titoli, la concessione di terre e la riscossione dei tributi. Trasformò lo stato in un sistema assolutistico e devoto solamente al sovrano.
Riformò l’esercito riducendo drasticamente il supporto di legioni straniere. Riorganizzò la struttura militare e ristrutturò le vecchie fortezze difensive ormai in degrado. Istituì una sorta di scuola pubblica, imponendo ai Comuni di sostenerne i costi. Bandì l’accattonaggio destinando l’Ospedale di carità alla cura dei poveri.

Si interessò del rilancio del commercio e dell’economia, fece ripristinare le vie di comunicazione distrutte dalle guerre, aprì nuove strade favorendo i commerci con Lione, Genova e Milano. Sviluppò in particolare gli scambi delle merci su Nizza. Nel 1667 negozia con il Portogallo l’autorizzazione per commerci propri con il Brasile e due anni dopo firma un trattato con l’Inghilterra per la valorizzazione del porto di Nizza e Villafranca. Promosse l’economia agricola come la lavorazione della canapa, del lino e del cotone, congiuntamente con investimenti nell’industria del ferro, delle armi e dell’estrazione di minerali.
Le capacità politiche e culturali di Carlo Emanuele non erano però pari alle sue abilità in campo economico. Religioso fino al bigottismo ed ottuso culturalmente limitò al massimo ogni pensiero fino a ridurre persino le accademie letterarie.
Il Carlino

Carlo Emanuele II muore nel 1675 e viene sepolto nella Cappella della Sindone che lui stesso fece costruire. Pur non essendo riuscito ad ingrandire lo Stato lascia un ducato più moderno, finanziariamente sano, ma pur sempre assoggettato al controllo francese.
Di indole timida e dai modi effemminati venne presto soprannominato Il Carlino. Per assonanza, i torinesi chiamano ancora oggi Piazza Carlina la piazza a lui dedicata.
Carlo Emanuele II ebbe solamente un figlio da Maria Giovanna Battista, Vittorio Amedeo II. Tuttavia ebbe altri figli fuori dal matrimonio con Maria Giovanna di Trecesson, moglie del marchese Pompilio Benso di Cavour e Gabriella di Mesmes de Marolles, contessa delle Lanze.