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Carlo Emanuele IV nacque a Torino il 24 maggio 1751 come primogenito di Vittorio Amedeo III e Maria Antonietta Ferdinanda, figlia di Filippo V re di Spagna.

Ritratto di Maria Clotilde Adelaide

Sin dall’infanzia Carlo Emanuele si dimostra timido ed introverso, di fisico debole e soggetto ad attacchi epilettici. Forse anche a causa dei suoi problemi fisici la sua istruzione è approssimativa ed influenzata da un significativo ricorso al fatalismo per motivare le difficoltà e le avversità.

Nel 1775 sposa Maria Clotilde Adelaide, figlia di Luigi XV e sorella dei futuri Luigi XVI, Luigi XVII e Carlo X. Da lei non ebbe figli maschi, tuttavia il matrimonio funzionò tanto da avere nella moglie una fedele consigliera.

Sebbene siano poche le notizie sulla vita pubblica e privata di Carlo Emanuele prima della sua salita al trono, queste sono sufficienti per identificare un approccio politico prudente ed indeciso che si scontrava con vedute più audaci ed attive dei suoi fratelli.

Re Carlo Emanuele IV

Restio ad essere il successore del padre, tanto da convincerlo a non abdicare, dovette comunque salire sul trono nel 1796 alla sua morte. Si ritrovò quindi alla guida di uno stato in grande difficoltà. A tale proposito Carlo Botta definisce così il regno del padre Vittorio Amedeo III

Egli moriva lasciando un regno servo
che aveva ricevuto libero,
un erario povero
che aveva ereditato ricchissimo,
un esercito vinto
che gli era stato tramandato vittorioso

Carlo Botta

In effetti nel regno ereditato da Carlo Emanuele IV si andava sempre più espandendo l’ideologia giacobina e rivoluzionaria. Il governo sarebbe stato difficile anche per un sovrano militarmente audace e politicamente abile; quindi, non stupisce che il remissivo Carlo Emanuele si dimostrò completamente inadeguato al suo ruolo di re.

Ritratto Carlo Emanuele IV da bambino con la madre

Il primo problema che dovette affrontare fu la proposta francese per un’alleanza offensiva e difensiva. Le indicazioni fornite da Carlo Emanuele durante le trattative furono vaghe e comunque disattese dai suoi emissari che firmarono dei trattati che Napoleone stesso definì con Il Re si mette a nostra disposizione.  

Se la politica estera di Carlo Emanuele IV lo portò ad essere soggiogato dai francesi, sul piano interno non andava meglio. Sventato un attentato ai suoi danni, scoppiarono vari disordini in diverse città a causa della scarsità di raccolti dovuti a carestia ed incetta di genere alimentari per i soldati francesi. Il re rispose ai tumulti con una repressione spietata che portò a 65 esecuzioni e alle proteste di Napoleone.

Carlo Emanuele IV tentò di evitare ulteriori disordini e risollevare l’economia imponendo pesanti tasse sui patrimoni ecclesiastici e generi di lusso, sottoponendo così a forti restrizione anche la corte. Tuttavia, questo tentativo peggiorò le cose: non solo fu inutile a migliorare la situazione economica, ma scatenò le ire delle classi colpite.

La resa a Napoleone

La situazione si aggravò nel 1798, quando, dopo continue incursioni dei rivoluzionari rafforzati da disertori dell’esercito regolare, Carlo Emanuele IV fu costretto a firmare un provvedimento che concede l’occupazione della Cittadella a 1000 soldati dell’esercito francese.

Ritratto di Carlo Emanuele IV

Nel novembre dello stesso anno il contingente francese chiese al re sabaudo cibo e risorse per altri quattro mesi, oltre che la consegna dell’arsenale. Prima ancora di ricevere risposta i francesi scrissero a Parigi lamentandosi del rifiuto piemontese, accusandoli anche di intrattenere rapporti con gli austriaci. Il 6 dicembre i torinesi si svegliano con le bocche dei cannoni della cittadella presieduta dai francesi, rivolte verso l’interno della città.

Carlo Emanuele IV ordinò di resistere, ma la sera i francesi avevano già preso vari centri del Piemonte. La pressione divenne sempre più forte e difficilmente sostenibile. Napoleone voleva un’abdicazione spontanea del re, non una presa di forza. Pur di ottenerla continuò le sue minacce. Carlo Emanuele IV ebbe paura di fare la fine del cognato Luigi XV e dimentico di tutti gli atteggiamenti eroici dei suoi antenati, prese a scusa la salvaguardia della regina esclamando. Volete dunque mandare al patibolo me e questa santa donna?

L’esilio di Carlo Emanuele IV

L’8 dicembre 1798 Carlo Emanuele IV firma la capitolazione. La sera successiva, scortato, lascia Torino. Il viaggio d’esilio fu lungo e complicato: prima Voghera, poi Parma (dove si ferma alcune settimane e informa della sua decisione di andare in Sardegna), Modena, Bologna e Firenze. Insediatosi a Poggio Imperiale, va a fare visita all’ottantenne papa Pio VI, prigioniero alla Certosa. Incontra anche Vittorio Alfieri, particolarmente indignato per la situazione politica ed il dominio francese.

Carlo Emanuele IV
Ritratto di Re Carlo Emanuele IV di Savoia Giovanni Panealbo
1796-1799, olio su tela

Da Livorno si imbarca per la Sardegna ed il 3 marzo 1798 giunge a Cagliari. Nonostante la sua presenza nell’isola il re non era interessato alla situazione sarda, ma si preoccupava costantemente della guerra in Italia. A fine maggio finalmente l’alleanza austro-russa prende Torino ed invita Carlo Emanuele IV a rientrare in Piemonte. Tuttavia pochi giorni dopo emisero un nuovo dispaccio nel qualche chiedevano al re di non fare ancora ritorno. Impaziente di rientrare a Torino, Carlo Emanuele ignora l’ordine, nomina Carlo Felice viceré della Sardegna e si imbarca per Livorno e da qui prosegue per Firenze sistemandosi poi nuovamente a Poggio Imperiale.

Data la sua indole timida, Carlo Emanuele non ebbe comunque il coraggio di sfidare gli ordini austriaci e si astenne dal proseguire oltre. Da parte sua l’Austria non rinnovò l’invito, ma bensì lavorò ad un piano di spartizione del Piemonte. La battaglia di Marengo però mandò in fumo il piano e rese ancora più caotica la situazione.

Nel mentre Carlo Emanuele IV si trasferisce a Roma dove inizia a trattare con i francesi. La risposta di Napoleone è l’annessione del Piemonte nell’anno 1801. Carlo Emanuele e la sua corte continuano vagare tra Roma e Napoli cercando alleanze ed accordi con austriaci e russi, senza tuttavia ottenere mai nulla di concreto.

Gli ultimi anni

Proprio a Napoli nel marzo 1802 muore la regina Maria Clotilde. Rimasto vedovo Carlo Emanuele sottoscrisse nel giugno 1802 l’atto di abdicazione alla corona che non aveva mai voluto, in favore del fratello Vittorio Emanuele I. Mantenne tuttavia il titolo regio e un vitalizio annuo di oltre 200 mila lire, ben superiore alle reali necessità e soprattutto possibilità economiche dello stato.

Carlo Emanuele IV
Tomba di Carlo Emanuele IV
Chiesa di S. Andrea al Quirinale

Negli ultimi anni Carlo Emanuele non si occupò più di politica, trascinandosi in una decadenza morale e fisica fino alla completa cecità del 1816. A questo vanno aggiunti crescenti problemi economici tanto da fargli accettare nel 1813 una pensione da parte di Napoleone Bonaparte.

Carlo Emanuele nel 1815 si ritira in convento presso la Compagnia di Gesù, prende i voti ma non si consacra sacerdote. Colpito da febbre muore nel 1819 e viene sepolto con l’abito si S. Ignazio nella chiesa di Sant Andrea al Quirinale.