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Immagini prese dalla rete

I Murazzi, comunemente chiamati anche i Muri sono costituiti da una lunga passeggiata che si snoda lungo la sponda sinistra del Po. La loro costruzione avvenne nel corso dell’800 un pezzo alla volta, in modo non sempre organico e per mezzo di diversi progetti ed architetti.

La prima idea di realizzare un lungofiume attrezzato venne a Ramée Perinchamp intorno al 1810 durante la costruzione del ponte Vittorio Emanuele I, che collega piazza Vittorio Veneto con la Gran Madre. All’epoca Torino era sotto il dominio francese, la chiesa della Gran Madre non era ancora stata costruita e il ponte era dedicato a Napoleone.

I Murazzi

Del progetto iniziale sono realizzati solamente i muri di contenimento del fiume. Successivamente, tra il 1833 e il 1835, Carlo Bernardo Mosca disegna e realizza le rampe d’accesso a piazza Vittorio Veneto e un primo tratto ai piedi del ponte, sia a sinistra che a destra.

Con l’epidemia di colera del 1866 si decise di rivedere tutti i quartieri più fatiscenti e igienicamente critici. Tra questi vi era anche Borgo Moschino, un gruppo di case fatiscenti e malsane con affaccio sul fiume in corrispondenza di corso San Maurizio. Nel 1872 una Commisione presentò un progetto di rifacimento del Borgo con il prolungamento del Murazzo. I lavori che iniziarono nel 1873 prevedevano la realizzazione di una scenografica scala che mettesse in comunicazione il corso superiore. Si prevedevano anche dei locali commerciali per attività che necessitano di acqua quali tintorie e lavanderie.

A partire dallo stesso anno si inizia a lavorare anche al prolungamento del Murazzo in direzione opposta. Arriviamo così al 1890, dove la costruzione è praticamente completa. Manca solamente il raccordo con il ponte ancora in costruzione di corso Vittorio Emanuele.

I Murazzi nel Novecento

Nel 1907 viene completato il ponte dedicato a Umberto I. Con esso si previde la costruzione dell’ultimo tratto dei Murazzi assieme alla rampa di collegamento con il ponte per l’Esposizione Internazionale del 1911.

I murazzi
Uno degli accessi ai Murazzi

Da quel momento, fino alla fine degli anni 50 i locali sotto le arcate dei Murazzi serviranno per il rimessaggio delle barche da pesca. Il progressivo inquinamento del fiume e la conseguente riduzione delle attività di pesca portarono però tutta l’area ad un complessivo degrado.

A partire dagli anni ’80 ci fu una riscoperta dei locali ormai in disuso, trasformando i Murazzi a luogo di divertimento notturno con locali e discoteche. Tuttavia dal 2012 vi fu nuovamente un progressivo abbandono dei Murazzi con la chiusura di tutti i locali che ormai avevano fatto epoca.

La colonna rostrata

Nel luglio del 1597, durante lavori di pulizia e ripristino del porto di Genova è rinvenuto un oggetto di bronzo con la forma di testa di cinghiale, probabilmente appartenuto a qualche antica nave romana. Il curioso manufatto divenne in breve molto celebre, tanto da attrarre l’attenzione di viaggiatori e studiosi.

In un primo tempo si decise di murarlo sopra la porta di ingresso dell’Arsenale della Repubblica a Genova. Nel 1844 però, per ordine di re Carlo Alberto, è portato a Torino per arricchire la collezione dell’Armeria Reale, dove ancora oggi è esposto.

I murazzi
La colonna rostrata ai Murazzi

Si crearono comunque due copie. La prima è destinata a Genova per rimpiazzare l’originale, oggi custodita al Museo Civico di Archeologia Ligure. La seconda invece viene destinata al Museo d’Artiglieria di Torino ma attualmente custodito presso la Caserma Carlo Amione nei pressi di piazza Rivoli a Torino.

Ma perché questa storia riguarda i Murazzi? Ebbene, nel 1873 durante il prolungamento verso sud dei Murazzi, si decide di decorare la balaustra della sponda sinistra del Po con delle colonne per la pubblica illuminazione a gas. Per qualche oscuro motivo si scelse un progetto del 1845 di Pelagio Pelagi che riprendeva proprio il disegno del rostro di bronzo.

Le due colonne rostrate, ormai non più utilizzate per l’illuminazione e pesantemente danneggiate dalla mancanza di manutenzione ed incuria, sono ancora lì ad incuriosire quei pochi passanti che si accorgono della loro presenza.