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Virginia Oldoini, passata alla storia come contessa di Castiglione, nacque a Firenze nel 1837 dal marchese Filippo, diplomatico di origini spezzine, e Isabella Lamporecchi, figlia di un giureconsulto fiorentino. Venne battezzata con i nomi di Virginia, Luisa, Carlotta, Antonietta, Teresa, Maria.
Ricevette un’educazione aristocratica, accompagnata da un’istruzione privata che la portarono ad eccellere nella lingua francese, inglese e tedesco. Fin da giovanissima era in grado di attrarre a sé uomini di ogni età, grazie al suo fascino e alla sua bellezza.
Contessa di Castiglione
Massimo d’Azeglio, che la considerava la più bella donna d’Europa, in accordo con la famiglia la raccomandò in moglie al conte Francesco Verasis Asinari di Costigliole d’Asti e Castiglione.

Virginia ha16 anni e non ama quell’uomo di dodici anni più vecchio di lei. Ma, per volere della famiglia, è costretta ad accettare il matrimonio.
L’unione è celebrata nella chiesa di S. Maria al Fiore di Firenze nel 1854: il conte sperava di riuscire a farla innamorare di sé, ma Virginia chiarì sin da subito che non provava alcun sentimento per lui.
La coppia partì immediatamente per La Spezia e successivamente per Torino, dove l’anno successivo ebbero il loro unico figlio Giorgio. Grazie a questo matrimonio Virginia prese il titolo di contessa di Castiglione, che mantenne fino alla sua morte.
La missione segreta
Siamo negli anni in cui Cavour sta compiendo complicate manovre politiche affinché la Francia appoggi il Regno di Sardegna nella prossima guerra contro l’Austria. Incidentalmente Cavour era cugino del conte Francesco Verasis, quindi conosceva sia Virginia che la sua difficile situazione familiare.

In accordo con il re Vittorio Emanuele II, Cavour si convinse che l’avvenenza di Virginia avrebbe potuto essere utile ai suoi intrighi politici. All’insaputa del marito proposero a Virginia di trasferirsi in Francia affinché ella potesse sedurre Napoleone III, facilitando l’azione politica italiana.
Fu così che nel 1856, alla vigilia del congresso europeo dopo la guerra di Crimea, la contessa di Castiglione arrivò a Parigi con il marito ed il figlio. Il suo incarico, di cui il marito era all’oscuro, era quello di favorire le trattative piemontesi divenendo la favorita dell’Imperatore
Il diplomaitco Costantino Nigra preparò al meglio il suo arrivo. Egli ne decantò la bellezza ed il fascino, creando interesse e curiosità intorno a lei prima ancora che arrivasse. E difatti l’ingresso a corte della contessa provocò molto trambusto animando sentimenti contrastanti. La principessa di Metternich fu colpita dal suo fascino e dalla sua grazia, al contrario la principessa Eugenia, fervente cattolica, non gradiva il suo comportamento eccessivo.
Il successo: Napoleone III
Il primo incontro tra la contessa e Napoleone III avvenne nel gennaio 1856 ad una festa organizzata dalla principessa Matilde Bonaparte. In questa prima occasione l’imperatore non nutrì particolare interesse verso Virginia.

Tuttavia, la contessa riuscì a farsi ammettere in tutti gli ambienti più aristocratici della Francia conquistando ben presto Napoleone.
Agli occhi del marito di Virgina, all’oscuro del suo incarico di spionaggio, il comportamento mondano della moglie non era più tollerabile. Decise quindi di tornare a Torino con il figlio, lasciando la moglie a gozzovigliare a Parigi. I due si separeranno definitivamente l’anno successivo.

Alla fine, grazie all’intervento di Napoleone, il Piemonte è ammesso al congresso della guerra di Crimea ottenendo il riconoscimento delle grandi potenze europee che tanto stava a cuore a Cavour.
Questo risultato fu sicuramente un successo che il Regno di Sardegna deve all’abilità diplomatica di Cavour. Egli, infatti, in maniera cinica e spietata giocò anche la carta della seduzione pur di ottenere quello che voleva.
Tuttavia, dall’altra parte, vi sono molti dubbi sul reale apporto che la contessa di Castiglione diede alla causa.
Pur essendo divenuta l’amante di Napoleone III, non ebbe mai modo di influire realmente sulle decisioni dell’imperatore che pare la considerasse null’altro che una piacevole distrazione amorosa.
La caduta
La relazione tra Napoleone e la contessa si interruppe bruscamente la notte del 2 aprile 1857. Mentre usciva dalla casa della contessa l’imperatore fu oggetto di un attentato alla sua vita. Salvo grazie alla pronta reazione delle sue guardie del corpo, fece partire immediatamente un’indagine alla ricerca dei colpevoli. I mandanti e gli esecutori furono individuati e risultarono essere tutti italiani. Pesanti sospetti ricaddero anche sulla contessa di Castiglione, anche se lei risulta ignara alla congiura. Alcuni ritengono persino che l’attentato fu organizzato dalla regina Eugenia per eliminare la fastidiosa rivale ed amante.

Difficile dire come siano andate veramente le cose. Costantino Nigra, nuovo amante di Virginia, ne sostenne sempre la sua difesa, ma la reputazione della contessa era ormai irreparabilmente danneggiata. Dopo un ultimo incontro con Napoleone nell’autunno del 1957, Virginia parte per Londra.
In Inghilterra Virginia si trovò isolata ed in ristrettezze economiche. Con la partenza dalla Francia aveva infatti perso tutti gli appannaggi di cui disponeva da parte di Napoleone III. Riuscì comunque a farsi ospitare nel palazzo del duca d’Orleans, pretendente al trono di Francia. Ancora una volta Virginia si affida alle sue capacità di seduzione, ma senza successo. Sul finire del 1857, nonostante fosse diventata l’amante di un parlamentare inglese, decise comunque di rientrare a Torino.
Rientro a Torino
Qui, aiutata economicamente a Vittorio Emanuele II si ritira in collina. Tuttavia, qualche mese dopo decide di tornare in Francia.

Non potendo rientrare a Parigi per il divieto della regina Eugenia, si stabilisce per qualche tempo a Dieppe, luogo di villeggiatura.
Allo scoppio della seconda guerra d’indipendenza, nel 1859, la contessa di Castiglione si trova a Torino. Risulta che a quel tempo fosse l’amante di due importanti personaggi che le fornivano informazioni sull’andamento del conflitto: lo zio Giuseppe Cigala ed Henri de La Tour d’Auvergne.
Grazie alle informazioni ricevute poté fare importanti speculazioni in Borsa, conseguendo notevoli guadagni che la resero ricca.
Non potendo rientrare a Parigi per il divieto della regina Elena, la contessa di Castiglione si prodigò per entrare nelle grazie dei Savoia. Divenne stretta collaboratrice, nonché amante, del principe Eugenio di Carignano, inoltre re Vittorio Emanuele II le assegna un appartamento.
Ritorno a Parigi
Nonostante le cose sembravano andare meglio, la contessa aveva un unico pensiero: tornare a Parigi. E per ottenere quello che desiderava aveva un’unica arma: il suo fascino. Grazie all’aiuto di uno dei suoi numerosi amanti nel 1860 riesce ad avere un incontro con Napoleone III, due anni dopo sarà riammessa in città.

Rientrata a Parigi, mantenne un profilo basso con una vita appartata, preparando poco alla volta il terreno per essere ammessa nuovamente a corte. Con prudenza iniziò a frequentare personaggi di rilievo sia in Francia che in Italia. Ebbe diversi amanti altolocati francesi, conquistò il conte Faa di Bruno, ebbe alcune relazioni con ufficiali di marina.
I suoi sforzi furono però vani, finché assieme al suo amico di sempre Costantino Nigra ebbero l’idea di commuovere monsignor Bauer, confidente spirituale della regina Elena. Divenuta amante del fratello di Bauer, raccontò al monsignore la sua lacrimosa storia di donna abbandonata dal marito, convincendolo che sarebbe potuta ritornare a corte. Il suo ingresso ufficiale avvenne nel 1863 in occasione di un ballo in maschera dove si presentò vestita da Regina d’Etruria.
La contessa di Castiglione amante del re
Il 30 maggio 1867, durante un corteo reale a Torino, Francesco Verasis, forse colpito da un colpo di sole, cadde da cavallo e viene travolto dalla carrozza del Re. Tuttavia, la morte è interpretata come un gesto disperato di Verasis, che non sopportava più tutti i tradimenti della moglie. Virginia non lo pianse, anzi colse l’occasione per vendere tutti i suoi beni il prima possibile.

Rimasta vedova in giovanissima età (trent’anni), senza alcun legame solido, la contessa di Castiglione proseguì con il suo stile di vita basato principalmente sul collezionare amanti per raggiungere i suoi scopi.
Ormai libera dal vincolo matrimoniale, Virginia intensificò i suoi rapporti con re Vittorio Emanuele II.La loro relazione probabilmente risale al 1858, alla vigilia della partenza per Parigi.
Sebbene negli anni i rapporti furono saltuari ed occasionali, ora divennero più frequenti e duraturi. Spostata la capitale a Firenze, entrambi si trasferirono in Toscana.
Nonostante il re fosse totalmente innamorato della Bela Rosin (Rosa Vercellana), non disdegnava le attenzioni della contessa di Castiglione.
Rivalità con la Bela Rosin
Dal canto suo Virginia usò nuovamente la seduzione per ottenere ciò che voleva. Divenuta amante dell’imprenditore Ferdinand de Lesseps (costruttore del Canale di Suez) che la voleva con lui in Turchia, chiese a Vittorio Emanuele II denaro e alloggio per rimanere a Firenze. Il re le concesse un appartamento di dodici camere in piazza Pitti e Virginia accettò.

La relazione tra i due divenne sempre più stretta. Il re le raddoppiò l’appannaggio, sistemò il figlio in uno dei collegi più prestigiosi, pagò tutti i suoi debiti.
Tuttavia, i modi estremamente sofisticati della contessa di Castiglione non si addicevano a Vittorio Emanuele II. Egli preferiva la semplicità e l’amore disinteressato della Vercellana. Virginia, abituata ad ottenere tutto ciò che voleva, non accettava di dover condividere il re con una popolana e lo intimò a scegliere. Vittorio Emanuele II scelse la Bela Rosin e Virginia lascò Firenze per la sua casa a La Spezia.
Una nuova caduta
Qui ricevette due notizie che segnano l’inizio del suo declino come seduttrice infallibile. Siamo nel 1869, Vittorio Emanuele II sposa Rosa Vercellana e Lesseps una creola ventunenne. Delusa ed amareggiata, decide di ritirarsi nuovamente a Parigi. Anche in Francia però sono periodi difficili. Ben presto scoppia la guerra franco-prussiana in cui il suo mentore Napoleone III è pesantemente sconfitto e fatto prigioniero. La rivoluzione porterà alla guerra civile e Virginia dovette scappare nuovamente a La Spezia.

La debolezza della Francia ha però conseguenze anche in Italia. Le difficoltà dello storico protettore dello Stato Pontificio, portano l’Italia ad approfittarne per organizzare la presa di Roma. In questo difficile periodo, la contessa di Castiglione torna ad affidarsi al suo vecchio amico Constatino Nigra, che la incarica di diverse azioni diplomatiche, sia verso la Santa Sede che nell’armistizio tra Francia e Prussia.
Ancora una volta è difficile dire quanto i contributi diplomatici della contessa di Castiglione siano stati importanti. Occorre però ricordare che in una lettera indirizzata a Virginia Odini, Adolphe Thiers il primo presidente della terza repubblica francese scrive: Potrete sempre contare sul mio aiuto e sulla mia antica amicizia: non dimenticherò mai cosa avete fatto a Firenze nell’interesse della nostra povera Francia malridotta.
Nuovamente Parigi
Nel 1872, Virginia perde la madre. Decide quindi di tornare nuovamente a Parigi, dove trova però un’atmosfera completamente diversa dall’ultima volta. Oramai non vi era più niente delle fastose feste monarchiche a cui era abituata.
Ciononostante, la contessa di Castiglione si adatta alla nuova vita, ancora una volta sfruttando il fascino di cui era dotata. Inizia a frequentare il giornalista Paul de Cassagnac. Questa è probabilmente l’unica relazione basata su un vero sentimento di tutta sua la sua vita. L’unione porta anche ad intraprendere fortunate speculazioni economiche che renderanno la coppia nuovamente ricca e benestante.
I segreti della contessa di Castiglione
Sebbene i suoi meriti diplomatici non siano accertati, è indubbio che la contessa di Castiglione fosse stata a conoscenza di molti intrighi politici. Ella custodì gelosamente tutta la corrispondenza che negli anni ebbe con i più influenti uomini di stato (Napoleone III, Vittorio Emanuele II, Cavour, Bismark, etc.).

Inoltre, era in possesso dei cifrari per decriptare i documenti. Ebbene, nel 1874, il figlio Giorgio rubò tutto ricattando la madre. Virginia dovette cedere, in cambio della restituzione dei documenti dovette concedere piena libertà economica e d’azione dalla madre.
La disavventura con il figlio la turbò notevolmente, tanto che dalla fine del 1876 scomparve completamente dalla scena, ritirandosi ad una vita sempre più appartata nella sua nuova proprietà in Place Vendome.
Nel 1889 il padre, marchese Filippo Oldoni muore pieno di debiti. Il tribunale mette all’asta tutti i suoi beni per pagare i creditori. Virginia, che è sempre stata molto attaccata alla sua famiglia di origine, si reca il prima possibile a La Spezia. Ricompra a caro prezzo tutti i possedimenti della famiglia estinguendo anche tutti i debiti.
Gli ultimi anni
Questo fu il suo ultimo atto. A partire dal 1890 iniziò ad avere problemi mentali. Inoltre, i documenti che possedeva, che erano serviti al figlio per ricattarla, erano diventati ingombranti. Vi era il rischio che vi fossero scritte cose che era meglio non rivelare. Subì difatti diversi furti in cui lettere e documenti furono bruciati direttamente sul posto.

Questi avvenimenti contribuirono a peggiorare le sue condizioni di salute. Morì a Parigi il 28 novembre 1899 all’età di 63 anni per apoplessia cerebrale. È sepolta presso il cimitero di Parigi di Père-Lachaise.
Dopo la sepoltura, venne ritrovato un taccuino in cui la contessa disereda tutti i parenti indicandone il nome di ognuno. Tuttavia ne dimenticò uno: i Tribone di Genova, discendenti di una sorella del nonno materno, che diventarono suoi eredi universali.
Nonostante la sua morte i furti non si interruppero. I documenti in suo possesso potevano essere troppo compromettenti. Dopo il funerale la sua casa di La Spezia e quella di Parigi furono perquisite dalle autorità che bruciarono tutto ciò che trovarono.
La contessa di Castiglione: chi era veramente?
Durante le occasioni mondane emerge con chiarezza la sua naturale disinvoltura nei rapporti sociali, soprattutto nei confronti dei maschi. Il suo rapporto con le donne ed in generale il suo pensiero sulla società femminile è ben espresso da una delle sue più celebri frasi:
Le eguaglio per nascita. Le supero per bellezza. Le giudico per ingegno.
Ossessionata dal suo aspetto fisico, aveva una passione smodata per le sue gambe e piedi, tanto da renderli un feticcio immortalati in diverse fotografia. Tentò in tutti i modi di conservare la sua bellezza fino a tarda età, quando arrivò a rimuovere tutti gli specchi per non vedere le rughe della pelle. Molto ambiziosa, utilizzò proprio la sua avvenenza per irretire gli uomini ed ottenere quello che voleva.
Ogni donna ha il dovere di essere bella, non per sé, ma per gli altri. Per sé invece, deve essere ambiziosa, astuta e agguerrita.
In realtà era però vanitosa, eccentrica e soprattutto narcisista. Amava essere al centro della scena e non passare inosservata. Per raggiungere il suo obiettivo indossava abiti maestosi e sfarzosi, assumendo pose sensuali. Qualunque stratagemma che potesse attirare l’attenzione su di sé, come far vestire il figlio femmina o presentarsi alle festa con un’abito da suora
Io sono io, e me ne vanto; non voglio niente dalle altre e per le altre. Io valgo molto più di loro. Riconosco che posso non sembrare buona, dato il mio carattere fiero, franco e libero, che mi fa essere talvolta cruda e dura. Così qualcuno mi detesta; ma ciò non mi importa non ci tengo a piacere a tutti.