
Sito ufficiale: Bic
Marcel Bich è probabilmente l’unico imprenditore della nobiltà torinese che ha raggiunto fama mondiale.

La famiglia (o per meglio dire dinastia) è originaria di Siena e originariamente si chiamavano Bicchi. Intorno al 1370, durante la guerra tra guelfi e ghibellini, si trasferirono in Val d’Aosta a Valtournenche (Chatillon). Qui presero il nome valdostano Bich. Infine, l bisnonno di Marcel, sindaco d’Aosta, ottenne il titolo di barone da Carlo Alberto nel 1841.
Marcel Bich nasce al numero 60 di corso Re Umberto a Torino nel 1914. Qui vive i suoi primi sedici anni, frequentando la nobiltà torinese. Tuttavia, a seguito di esperienze imprenditoriali fallimentari del padre, nel 1930 la famiglia si trasferisce a Parigi, dove Marcel viene naturalizzato francese. In Francia inizia la sua carriera lavorativa a diciotto anni come commesso viaggiatore per un produttore francese di inchiostro e si laurea in legge alla Sorbona.
Il successo imprenditoriale di Marcel Bich ha inizio nel 1945. Egli è attratto da una nuova invenzione ungherese. Ora, prima di proseguire con la sua storia, facciamo una pausa e trasferiamoci in Ungheria.
László József Bíró
Nel 1899 nasce a Budapest, da famiglia ebraica, László József Bíró. Personaggio eclettico, studioso di medicina, arte, ipnotismo e collaboratore del quotidiano Avanti e, nel tempo libero, anche inventore. Tra le sue invenzioni vi è anche un cambio meccanico automatico per auto venduto nel 1932 alla General Motor.
Detto questo, l’invenzione che a noi interessa secondo la leggenda nasce da alcuni bambini che giocano a biglie. Le biglie dopo aver attraversato una pozzanghera lasciano dietro una scia d’acqua. Da qui l’intuizione di Bíró di creare una penna a sfera in sostituzione della penna stilografica. Secondo un’altra versione l’idea gli venne da un viaggio in America vedendo un conciatore di pelli che poteva scrivere sul cuoio tramite un macchinario dotato di una sfera girevole.
Qualunque sia la versione Bíró, assieme al fratello, crea il suo primo prototipo di penna a sfera nel 1938 e lo brevetta in Inghilterra e Ungheria.

Purtroppo, però i tempi non promettono nulla di buono per le famiglie ebraiche. La Seconda guerra mondiale incombe e la famiglia Bíró si rifugia in Argentina. Tuttavia, il primo progetto di penna necessitò di molte modifiche e correzioni. Inoltre, la produzione era piuttosto alta, tanto da rivelarsi un’oggetto di élite che non ha il successo previsto.
È a questo punto che le strade dei due si incontrano. Affranto, disilluso e quasi sul lastrico, nel 1945 Bíró cede il brevetto a Bich per due milioni di dollari.
Bíró non diventò ricco con la sua invenzione. Naturalizzato argentino, condurrà una vita modesta. Ironia della sorte, lavorerà in un’azienda, produttrice di penne a sfera. Successivamente studia l’uranio arricchito per conto del governo, morendo nel 1985 a Buenos Aires.
L’Argentina viene ricordato, il 29 settembre (giorno della sua nascita) celebrando la giornata degli inventori. Gli è stato anche intitolato un asteroide scoperto nel 2006.
Marcel Bich e la penna Bic

Torniamo ora al nostro barone Marcel Bich. Acquistato il brevetto, apportò alcune modifiche alla penna e all’inchiostro. Rese la penna trasparente per poter vedere il livello dell’inchiostro. Diede alla penna una forma esagonale e non cilindrica, per evitare che rotolasse sui banchi degli studenti che all’epoca erano inclinati. Dotò la penna di una linea essenziale ed economica senza tanti fronzoli.
La penna a sfera Bic (senza H per motivi di marketing) fece il suo ingresso sul mercato nel 1950 con il nome di Cristal. Costo 29 centesimi di lira. Fu un successo mondiale. Più facile da usare della vecchia penna stilografica, non sporcava, non serviva ricarica. Finito l’inchiostro se ne acquistava un’altra per pochi spiccioli. Nel 2005 fu venduta la penna numero 100 miliardi. L’azienda si vantò del fatto che mettendo in fila le penne vendute si potrebbe coprire 40 volte la distanza tra la Terra e la Luna.
Non solo penne

Il successo della penna a sfera spinse Marcel Bich a tentare la fortuna con altri oggetti usa e getta. Nel 1972 la Gillette lancia sul mercato l’accendino usa e getta Cricket. Un anno dopo, Bich inizia a produrre la sua versione. È più economica di quella americana ed incontra i gusti dei consumatori. Insomma, è un altro successo. Secondo i dati forniti dalla Società, oggi se ne vendno circa quattro milioni ogni giorno.
Verso la metà degli anni ’70 inizia anche la produzione dei rasoi usa e getta. Anche questo si rivelerà un successo arrivando nei giorni nostri a venderne oltre 6.5 milioni al giorno. La Bic sostiene che il suo rasoio può essere utilizzato fino a 17 rasature. Ecco, questo pare un po’ esagerato: se tenete alla cura del vostro viso, noi però consigliamo di farne molte meno.

Bich tentò anche di commercializzare un suo profumo e dei capi di intimo monouso, ma questa volta senza molto successo.
Il barone Marcel Bich muore a Parigi nel maggio 1994. Sposatosi tre volte ha avuto undici figli a cui ha lasciato un’azienda florida con un fatturato di oltre 1.5 miliardi di euro annui. Le vendite sono ripartite abbastanza equamente tra i suoi tre prodotti di successo, penne a sfera (35%), accendini (38%), rasoi (27%).
Nel 2004, Torino ne ricorda il decennale della morte ponendo una targa sulla sua casa natale di corso Re Umberto 60.
Infine, una riflessione. La Bic basa tutto il suo giro di affare sulla vendita di articoli usa e getta, di cui è uno dei più grandi produttori mondiali. Desta stupore, pertanto, che non sia mai stata oggetto diretto di proteste o manifestazioni da parte di ecologisti ed ambientalisti.