
Immagini prese dalla rete
Maria Cristina nasce nel 1606 come terzogenita del re di Francia Enrico IV e di Maria de’ Medici. Assieme alla sorella Elisabetta viene coinvolta sin da bambina nel gioco delle alleanze politica dell’epoca: una sarà sposa del futuro re di Spagna Filippo IV, l’altra del principe di Piemonte Vittorio Amedeo I. Il matrimonio tra Maria Cristina e Vittorio Amedeo I è celebrato nel 1619 al Louvre. Pochi mesi dopo arriva a Torino con il titolo di Madama Reale.
Inizialmente la sua presenza a corte non è percepita e non sortisce alcuna particolare influenza. Le cose però cambiarono gradualmente, prima con l’ascesa al trono del marito e poi ancora alla sua morte, nel 1637, quando venne incaricata della reggenza del ducato per conto del primo genito Francesco Giacinto.

Maria Cristina è immediatamente osteggiata dai fratelli del defunto marito: il cardinale Maurizio e Tommaso che reclamano il diritto di tutori del piccolo principe. I due fratelli erano ormai passati su posizioni filospagnole e quindi completamente opposte a quelle della duchessa, fedele alla Francia anche per motivi parentali.
In realtà Tommaso e Maurizio erano motivati da interessi personali. Pur essendo estremamente servili alla Spagna, essi erano alla ricerca di una posizione politica di rilievo, per questo avevano bisogno di territori, risorse e potere che sostenessero le loro pretese. Al contrario Maria Cristina, pur essendo la sorella del re di Francia, tenterà sempre di mantenere una propria indipendenza dalle potenze straniere.
I primi scontri avvengono in “differita” o come si direbbe oggigiorno “da remoto”. Quando Maria Cristina prese la reggenza entrambi i fratelli erano lontani dal Piemonte: il cardinale Maurizio era impegnato a Roma, mentre Tommaso era nelle Fiandre in una campagna militare. Le prime schermaglie avvennero dunque tramite lettere e missive.
Verso la guerra civile
La situazione si complica nell’ottobre 1638 con la morte di Francesco Giacinto, che lascia il ducato al fratello minore Carlo Emanuele di soli quattro anni. La reggenza di Maria Cristina appare quindi indebolita e i due fratelli ne approfittano per sferrare l’attacco.
Nel 1639 il cardinale Maurizio torna ad Alessandria per trattare un attacco militare. Contemporaneamente Tommaso rientra dalla Spagna per prendere accordi con la Lombardia. Inoltre, essi sperano nell’appoggio della nobiltà e della borghesia.
Gli insorti conquistano Chivasso e Ivrea. La Val d’Aosta si schiera al loro fianco. Successivamente prendono Verrua e Crescentino arrivando a minacciare Torino. Maria Cristina, prima di lasciare la città e rifugiarsi in Francia, perde anche Villanova, Asti, Carmagnola, Savigliano e Cherasco. Infine, il 27 luglio Tommaso occupa Torino.
Con il Piemonte quasi completamente occupato la duchessa non può far altro che rivolgersi al fratello, Luigi XVI ed al potente cardinale Richelieu. In cambio dell’aiuto francese Maria Cristina è costretta a concedere diversi presidi all’esercito del fratello e sottostare a diverse pressioni. Luigi XVI vorrebbe difatti diventare anche il tutore del giovane principe Carlo Emanuele, ma su questo Maria Cristina è irremovibile. Per piegare la sua volontà il re farà anche imprigionare Filippo d’Agliè, favorito della duchessa liberato poi nel 1643, senza però farla capitolare.
Madamisti contro principisti
Oramai la guerra civile è inevitabile. Da una parte i due fratelli sostenuti dalla Spagna e dai pricipisti, dall’altra i madamisti che appoggiavano la duchessa, la quale, sebbene aiutata dai francesi deve anche gestirne le forti pressioni. La guerra vede il suo culmine negli anni 1639-41. In questi anni gli spagnoli sono sempre più vicini alla presa definitiva di Torino. La mettono sotto assedio in due occasioni, conquistano il monte dei Cappuccini e la Cittadella. Dal canto suo Maria Cristina rinchiusa tra palazzo Madama ed il castello del Valentino non demorde e riesce ad evitare la capitolazione della città.
Dopo alterne vicende, la guerra si conclude con un accordo nel 1642. Maria Cristina rimane tutrice di Carlo Emanuele, il cardinale Maurizio diventa luogotenente di Nizza (successivamente lascerà il sacerdozio e sposerà la nipote Maria Ludovica, primogenita della duchessa). Tommaso è invece nominato luogotenente di Ivrea e Biella. Inoltre, i due fratelli devono mettersi al servizio del re di Francia.
Il governo di Maria Cristina
Sebbene la guerra civile sia terminata il Piemonte continua ad essere terreno di scontri tra Francia e Spagna fino al 1659, quando venne firmata la pace di Vestfalia. Tuttavia, gli emissari di Maria Cristina non furono ammessi al tavolo delle trattative e, nonostante le proteste della Madama Reale, il Piemonte, a parte Torino, ottenne solamente piazzeforti di minore importanza.
Maria Cristina ebbe più fortuna ebbe invece in politica interna. Nel 1648 il figlio Carlo Emanuele II raggiunge la maggiore età e Maria Cristina ne approfitta per proclamare la presa del potere del nuovo duca ad Ivrea, Nizza e Villafranca esautorando così Maurizio e Tommaso. Nonostante le proteste e l’irritazione, la Francia dovette accettare il fatto compiuto.

Questo fu però solo un atto formale per eliminare i due principi. Difatti, sebbene con la maggiore età del figlio la reggenza sarebbe dovuta terminare, la duchessa mantenne saldamente nelle sue mani il governo dello Stato assistita da uomini a lei fidati tra cui spicca il conte Filippo d’Agliè. Grazie alla sua autorità ed agli intrighi dei suoi consiglieri, in poco tempo diventa la padrona assoluta dello Stato, senza mai concedere nulla a Carlo Emanuele II. La sua posizione è anche rafforzata dalla progressiva scomparsa dei suoi avversari: nel 1656 muore Tommaso, l’anno successivo Maurizio.
Sul piano sociale, la pace di Vestfalia firmata nel 1659 fu una liberazione per la popolazione piemontese e per le casse dello Stato. Sebbene il Piemonte ufficialmente non fosse in guerra, nei territori si continuava a combattere tra francesi e spagnoli, con conseguente danni all’economia e difficoltà di riscossione dei tributi. Il termine del conflitto permise una ripresa economica.
Gli ultimi anni
Il dispotismo di Maria Cristina si dimostrò evidente anche con il figlio Carlo Emanuele II. Tenuto lontano dagli affari di corte ben oltre il tempo della reggenza, educato sommariamente in storia lettere e scienze, non era ancora sposato. Carlo Emanuele avrebbe voluto sposare la cugina Giovanna Battista di Nemours, ma la madre vedeva in lei una possibile rivale. Giovanna Battista era difatti intelligente ed autoritaria e soprattutto aveva una grande influenza su Carlo Emanuele II.

Maria Cristina presagiva che il forte ascendente che aveva sul figlio l’avrebbero indotto a reagire nei suo confronti. Temendo di perdere il potere, non diede mai la sua approvazione al matrimonio, facendo invece sposare nel 1663 Carlo Emanuele con Anna d’Orleans, sicuramente più mite, docile ed arrendevole.
Questo fu l’ultimo atto autoritario della sua vita. Nonostante continui a firmare tutti gli atti formali dello Stato al posto del figlio, negli ultimi anni vive completamente isolata con frequenti ritiri spirituali nel conventi di Santa Cristina di piazza San Carlo.
Muore a Torino il 26 dicembre 1663.
Lascito di Maria Cristina
L’urbanistica torinese deve molto a Maria Cristina. Ricevuto come dono di nozze, ed eletto come sua residenza preferita rese il Castello del Valentino quella bellezza che oggi conosciamo, ma non solo. Fece costruire Villa della Regina, ampliò la città con la costruzione di piazza San Carlo e la chiesa di Santa Cristina e iniziò i lavori di ampliamento su via Po. A lei si devono anche la chiesa di S. Teresa, l’ospedale della Carità, la chiesa di S. Francesco e il nuovo palazzo di Città.