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Michele Novaro nacque a Genova, nella prima metà dell’800. La data di nascita non è sicura. Alcuni sostengo che nacque nel 1818, altri parlano di 1822. Anche sul giorno e il mese di nascita c’è confusione.

Della sua vita non si sa molto. Primo di cinque figli, di orientamento mazziniano ebbe una modesta carriera come soprano e si dedicò alla scrittura di musiche per opera patriottiche. Morì nel 1885 con difficoltà economiche a causa di diversi problemi di salute.

Michele Novaro e il Canto degli Italiani

Michele Novaro
Michele Novaro

Perchè quindi dovremmo interessarci a un personaggio quasi sconosciuto, di indole umile e che condusse una vita modesta? Ebbene, egli è presente nella vita dei nostri giorni più di quanto si pensi.

Nel 1847 Michele Novaro è a Torino con un contratto di secondo tenore per il Teatro Carignano e il Teatro Alfieri. Egli è ospite in via XX Settembre di Lorenzo Valerio, altro patriota torinese. Quell’anno, il 10 novembre 1847, egli ricevette il Canto degli Italiani da Goffredo Mameli (altro genovese) con la richiesta di metterlo in musica.

Novaro si mise subito all’opera e quella stessa sera terminò la musica di quello che sarebbe diventato l’Inno d’Italia. Resta qualche dubbio sul luogo in cui realmente musicò l’inno. Sicuramente almeno una parte del lavoro è svolta in via XX Settembre a casa del Valerio (ingresso al numero 6 di via Barbaroux)

Fatto sta che il 10 novembre 1847 nacque la musica dell’Inno d’Italia.

Il primo debutto ufficiale dell’inno avvenne il 10 dicembre 1847 a Genova, in occasione di una manifestazione patriottica alla presenza di oltre 30.000 persone. Il breve tempo l’inno divenne famoso e diffusissimo, accompagnando tutte le guerre d’indipendenza d’Italia.

Storia dell’Inno d’Italia

Tuttavia, dopo l’unità d’Italia si scelse come inno nazionale la Marcia Reale, composta nel 1831. Nel 1862 da Giuseppe Verdi compose l’Inno delle Nazioni per l’esposizione universale di Londra. Egli accanto alla Marsigliese (che non era ancora l’inno ufficiale francese) e a God Save the Queen incluse il Canto degli italiani a scapito della Marcia Reale.

Il brano musicato da Novaro ritrovò quindi nuova linfa proprio grazie a Giuseppe Verdi. Esso divenne uno dei canti più comuni durante la terza guerra d’indipendenza (1866) e durante la presa di Roma (1870). Insegnato nelle scuole e suonato frequentemente dalla fanfara dei bersaglieri. Divenne un simbolo durante la Prima guerra mondiale e fu eseguito anche da Arturo Toscanini.

Michele Novaro - Lapide posta in via XX Settembre a Torino
Michele Novaro – Lapide posta in via XX Settembre a Torino

Durante il periodo fascista, sono limitate e censurate tutte le canzoni non in linea con il regime. Il Canto degli italiani non venne completamente proibito, ma di fatto verrà eseguito molto raramente. Riprese nuovamente vigore durante il periodo di liberazione, accanto ad altre suonate prettamente partigiane.

Il Canto degli italiani è approvato come inno nazionale provvisiorio il 12 ottobre 1946. Esso andava a sostituire il precedente inno del periodo della liberazione La canzone del Piave. Tuttavia, non perse mai il suo stato di provvisorio. Per tutta la seconda metà del ‘900 vi furono diversi tentativi per sostituirlo con altri. Tentativi tutti falliti.

Nei primi anni 2000 il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi fu promotore della valorizzazione del Canto degli italiani come inno nazionale. Sulla scia di questa sua iniziativa, l’inno finalmente viene ufficialmente approvato il 15 novembre 2017 dalla Commissiona Affari costituzionali del Senato.

Manoscritti originali del Canto degli Italiani

I manoscritti del Canto degli italiani autografi di Mameli giunti sino a noi sono solamente due. Il primo si trova presso l’Istituto mazziniano di Genova. Il secondo, quello datato 10 novembre 1847 spedito a Novaro, è conservato al Museo del Risorgimento di Torino.

Gli originali autografi di Michele Novaro sono invece tre. Uno e’ presso il Museo del Risorgimento di Torino, il secondo del 1849 si trova a Genova ed il terzo del 1859 è custodito a Milano presso l’Archivio Storico Ricordi.

Nella versione originaria vi era una strofa dedicata alle donne italiane, che venne poi eliminata da Mameli stesso. Inoltre, l’inno iniziava con Evviva l’Italia. Tuttavia, il testo inviato a Novaro il 10 novembre 1847 riporta già la modifica di Mameli in Fratelli d’Italia.

Canto degli Italiani, arrangiamento di Michele Novaro

Fratelli d’Italia,

l’Italia s’è desta,

dell’elmo di Scipio

s’è cinta la testa.

Dov’è la vittoria?!

Le porga la chioma,

ché schiava di Roma

Iddio la creò

Il primo verso richiama l’unità italiana identificando tutti il popolo come Fratelli d’Italia. Ci si rifa’ anche a Publio Cormelio Scipione (col nome latino Scipio). Egli sconfisse Annibale nella battaglia di Zama (202 a.C.) liberando l’Italia dai cartaginesi. Secondo l’immagine proposta da Mameli, l’Italia tutta indossa l’elmo di Scipio ed è pronta (s’è desta) a combattere contro il dominio straniero.

Leggermente più complicata la seconda parte. Qui si fa accenno alla dea Vittoria (dov’è la vittoria) che si fa tagliare i capelli (le porga la chioma) diventando schiava di Roma (chè schiava di Roma) per disegno divino (Iddio la creò). Il riferimento è alla pratica romana di tagliare i capelli alle schiave, mentre le donne libere avevano i capelli lunghi. L’immagine fa riferimento alla potenza di Roma. Con le sue vittorie, rese propria schiava persino la dea Vittoria. Secondo Mameli ora la Vittoria è pronta per essere schiava dell’Italia intera.

Stringiamci a coorte,

siam pronti alla morte,

siam pronti alla morte,

l’Italia chiamò.

Sì!!

Il ritornello riprende la storia dell’antica Roma. La coorte era un’unità dell’esercito romano. Strimgiamci a coorte significa quindi serrare le file ed essere pronti alla battaglia.

Qui Novaro per motivi probabilmente melodi ripete il verso siam pronti alla morte.

Inoltre, egli aggiunse al termine il iSi’! alludendo alla promessa del popolo italiano di battersi fino alla morte contro lo straniero.

Un commento su “Michele Novaro – Inno in musica

  1. Grazie per questa bellissima storia, sapevo che l’inno composto da G.Mameli era stato “musicato” da Novaro ma non conoscevo tutta la sua storia