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Foto copertina ed articolo di Lucia Ranieri
Il territorio attorno all’attuale palazzina di Stupinigi possedeva un castello (tuttora visibile dal lato est della palazzina) sin dall’epoca medievale. Questo era di proprietà degli Acaia, ramo cadetto della dinastia. Quando la casata Acaia si estinse nel 1418, il castello passò ai Savoia. Tuttavia, circa vent’anni dopo Amedeo VIII deciderà di lasciarlo al marchese Pallavicino con cui era imparentato.
Nel 1564 Emanuele Filiberto espropriò i Pallavicini rientrando in possesso del castello e dei terreni circostanti. Ne destinò la gestione all’Ordine del Mauriziano. Considerando che il duca Savoia è anche storicamente il gran maestro dell’Ordine, in pratica la gestione era nelle loro mani. Ne è prova che tutte le terre circostanti erano predilette da Emanuele Filiberto e corte per le battute di caccia.
Palazzina di Stupinigi: costruzione ed ampliamenti

In ogni caso fu solamente sotto il regno di Amedeo II di Savoia che nel 1729 si diede vita alla realizzazione di un’imponente costruzione dedicata alla caccia. Il progetto fu affidato a Filippo Juvarra ed inaugurato nel 1731. In realtà i lavori proseguirono fino al 1837 per la decorazione degli appartamenti del re e della regina.
Una seconda solenne inaugurazione avvenne quindi nel 1739. In quell’occasione vi fu anche la visita del granduca di Toscana Francesco II. Per tutto il ‘700 la palazzina non fu mai luogo di lunghi soggiorni. Il sovrano vi passava solamente due o tre giorni durante le battute di caccia.
La palazzina fu ampliata successivamente sotto il regno di Carlo Emanuele III e Vittorio Amedeo III. In questo caso vi fu il contributo di diversi architetti, tra cui Benedetto Alfieri e soprattutto Giovanni Tommaso Prunotto. Nel 1740 vennero poi aggiunte la scuderie.
Durante il dominio francese di inizio ‘800 la palazzina opstitò per un breve periodo anche Napoleone. Egli soggiornò alla palazzina per circa dieci giorni nel 1805 prima di recarsi a Milano. Tre anni più tardi vi sarà una breve permanenza anche di Paolina Bonaparte.
Alla caduta di Napoleone, Stupinigi tornò sotto il controllo dei Savoia, così come tutti gli altri territori. Nel 1842 fu sede delle nozze tra Vittorio Emanuele II e Maria Adelaide d’Asburgo.
Infine, tutto il complesso venne donato al demanio statale nel 1919, per poi passare nuovamente all’Ordine del Mauriziano nel 1925.
Palazzina di Stupinigi: interni

Il cuore della palazzina e’ costituito da una grande sala ovale centrale. Da questa partono quattro bracci secondari a formare una croce di Sant’Andrea.
Il salone centrale è sormontato dalla statua del Cervo di Francesco Ladatte (1766). Tuttavia esso fu sostituito da una copia nel 1992. L’originale fu trasferito all’interno e oggi si può ammirare all’ingresso. Nei bracci troviamo invece gli appartamenti reali e per gli ospiti.
L’interno è in stile Rococò e comprende 137 camere, 17 gallerie per un totale di 31.000 metri quadrati. Tra gli intagliatori degli arredamenti, molto pregiati, vanno ricordati Giuseppe Maria Bonzanigo e Pietro Piffetti.
Gli appartamenti
L’Appartamento di Levante venne ampliato da Benedetto Alfieri per accogliere il duca del Chiablese, figlio di re Carlo Emanuele III.
Rilevante è la sala da gioco destinata allo svago e al divertimento della corte. Preziosi sono gli arredamenti, in particolare il tavolo da gioco con una pregiata scacchiera intarsiata in ebano e avorio.

L’appartamento comprende anche la Sala degli Specchi e il gabinetto di Paolina Bonaparte che pare sia stato arredato direttamente da Paolina. Rilevante a tale proposito è la vasca da bagno in marmo con le insegne imperiali. Di pregiata fattura sono anche le decorazioni della Sala del Bonzanigo e l’inginocchiatoio realizzato dal Piffetti nella Sala pregadio. Infine, nella Camera da letto sono raccolti pregevoli e importanti arredamenti dello stile piemontese. Da sottolineare la stoffa da parati rossa originale del 1763.

L’Appartamento della regina venne realizzato intorno al 1730 per ospitare la moglie di Carlo Emanuele III. Dello stesso periodo è la costruzione dell’Appartamento del re. Entrambi erano costituiti da un’anticamera, una stanza da letto e una da toilette.
L’Appartamento di Ponente fu invece ampliato da Benedetto Alfieri per accogliere Vittorio Manuele duca d’Aosta, figlio di re Vittorio Amedeo III, e la sua consorte.
Il vero nucleo di tutta la palazzina è il grande salone centrale. Di forma ovale sormontato da una cupola chiusa. Venne terminato nel 1730 e l’anno successivo venne commissionato ai fratelli Giuseppe e Domenico Valeriani l’affresco della volta.
I lavori terminarono nel 1733 con una rappresentazione di Diana, dea della caccia. Tuttavia pare che le proporzioni e lo schema dell’affresco sia stato suggerito direttamente dallo Juvarra per mantenere il disegno complessivo del suo progetto.
I giardini
La palazzina è al centro di un ampio giardino dalle forme geometriche e percorso da viali, progettato nel 1740 dal francese Machael Benard. Il tutto è delimitato da un muro di cinta.
La tenuta di caccia era invece costituita dai 1700 ettari di terreno al di fuori del muro di cinta. Terre che i Savoia avevano espropriato ai Pallavicini.
Nel 1814 venne poi istituita la gestione di un giardino zoologico. Lo scopo era la gestione degli animali della tenuta sia per diletto e piacere della corte sia per garantire la selvaggina necessaria per la caccia.

Si stima che nella prima metà dell’800 ci fossero circa 2000 daini più altri animali esotici tra cui un giaguaro, due orsi, canguri, sciacalli, avvoltoi e persino un’aquila.
Tra gli animali di Stupinigi il più famoso è sicuramente Fritz. Un elefante africano che il governatore di Egitto regalò nel 1826 a re Carlo Felice. Rimase nella tenuta fino al 1847, quando uccise un guardiano con un colpo di proboscide. Congiuntamente gli enormi costi di mantenimento dell’animale portarono alla decisione di sopprimerlo. Venne ucciso a 53 anni nel 1852. La carne venne venduta, mentre la pelle è esposta nell’attuale Museo di Scienze Naturali a Torino
La palazzina è oggi affidata alla Fondazione Ordine Mauriziano che ha il compito di mantenerla e valorizzarla. Inoltre, dal 1919 è sede del Museo dell’Arredamento, visitabile congiuntamente con i locali.