
Sito: Museo Pietro Micca

Dipinto di Andrea Gastaldi 1858
Pietro Micca nacque a Sagliano il 5 marzo 1677. Venne registrato all’anagrafe come Pierre Micha e battezzato come Joannes Petrus Micha.
Si hanno poche informazioni sulla sua vita. Di famiglia modesta, sposò nel 1704 Maria Cattarina Bonino ed ebbe un figlio di nome Giacomo Antonio. Lavorò come muratore per poi arruolarsi nell’esercito piemontese. Partecipò alla difesa della città durante l’ assedio di Torino del 1706, contribuendo alla vittoria con il suo eroico sacrificio.
Proprio durante il suo servizio presso la Cittadella, Pietro Micca si guadagnò il soprannome di Passpartout. Probabilmente dovuto alla sua capacità nel muoversi nei cunicoli e passare attraverso qualsiasi anfratto.
Antefatto
Nella notte tra il 29 e 30 agosto 1706, i francesi riuscirono a penetrare un una galleria sotterranea della Cittadella. Essi entrarono dalla galleria capitale alta della Mezzaluna del Soccorso, fortificazione della Cittadella che non riuscirono mai ad espugnare. Il loro intento era raggiungere la galleria capitale bassa per minarla, demolirla e creare un varco per l’esercito francese.

Le scale che congiungono le due gallerie capitali erano sbarrate da una porta chiusa. I francesi iniziarono quindi le operazioni di sfondamento della porta. Tuttavia, a guardia delle scale si trovavano Pietro Micca ed un suo commilitone.
Si narra che i due soldati piemontesi sentirono i colpi contro la porta e capirono che non avrebbero potuto resistere a lungo. Inoltre, non c’era il tempo di andare a chiamare i rinforzi. Di comune accordo decisero quindi di far scoppiare una carica per provocare il crollo della scala e fermare i nemici.
L’esplosivo, preso da una galleria di contromina era preparato con una miccia rapida che non gli avrebbe garantito alcuna possibilità di fuga. Dovevano quindi sostituirla con una a lenta combustione per dare il tempo ai due soldati di mettersi al riparo.
L’esplosione
La sostituzione della miccia era un compito destinato al compagno di Pietro Micca. A causa dell’umidità o della frenesia all’avvicinarsi dei francesi egli non riuscì a sostituire la miccia. A questo punto pare che Pietro Micca allontanò il soldato apostrofandolo con la frase storica Gavte da li, ti ‘t’ses pì longh ed na giornà sensa pan! Lassa fè a mì, pensa a salvete! (Togliti che sei più lungo di una giornata senza pane! Fai fare a me, pensa a salvarti!)
Pietro Micca mise una miccia molto corta per evitare che i francesi avessero il tempo di sfondare la porta e disinnescare l’esplosivo prima dell’esplosione. L’accese e corse verso le scale per raggiungere la capitale bassa. Purtroppo, arrivato in fondo alle scale l’esplosione lo colpì scaraventandolo a 40 passi di distanza. I francesi morirono tutti nell’esplosione, ma neppure Pietro Micca non riuscì a salvarsi. I suoi resti vennero seppelliti in una fossa comune.
Pochi mesi dopo, la moglie di Pietro Micca inviò una supplica al duca Vittorio Amedeo II chiedendo una pensione. Il sovrano acconsenti a elargirgli un vitalizio di due pani al giorno.

Il mito e il ritrovamento della scala di Pietro Micca
La vicenda viene raccontata nelle cronache del comandante d’artiglieria Giuseppe Maria Solaro della Margherita, tuttavia finita la guerra venne presto dimenticata. Nel 1764 l’inglese Edward Gibbon visiterà la Cittadella e farà un accenno a Pietro Micca, senza ulteriori sviluppi.
La sua figura di eroe verrà finalmente esalta solamente a partire dal 1781 grazie agli scritti del contre Felice Durando. Il primo quadro rappresentante Pietro Micca è invece del 1828 opera di Stefano Chiantore.
Il suo mito crebbe e venne alimenatato per tutto l’800. Egli fu preso ad esempio come figura di riferimento ad indicare l’unità della patria durante tutte le guerre di indipendenza che portarono alla creazione del Regno d’Italia.
La scala fatta esplodere da Pietro Micca verrà invece ritrovata solamente nel 1958 grazie alle costanti e lunghe ricerche di Giudo Amoretti, archeologo e studioso di storia. Successivamente al suo ritrovamento nel 1961 venne inaugurato il Museo Pietro Micca e dell’assedio di Torino del 1706. Dalla sua apertura, Giudo Amoretti ne fu direttore e responsabile per molti anni.
Pietro Micca: fu sacrificio o errore?
Alcuni idealizzano la vicenda come sacrificio di un eroe per la patria. Altri invece avanzano dubbi come l’identità dell’autore o il fatto che non sia stato un gesto eroico ma abbia in realtà commesso un errore.
Ebbene, dai documenti dell’epoca sappiamo di certo che fu veramente Pietro Micca a far saltare la scala. Prova ne è anche la disposizione di Vittorio Amedeo II ad accettare la supplica della moglie.
Sappiamo anche che non fu un sacrificio volontario. Egli tentò veramente di mettersi in salvo scendendo le scale. In caso contrario il corpo non avrebbe potuto trovarsi dove è stato rinvenuto.
Tuttavia rimane un mistero se Pietro Micca sbagliò a calcolare il tempo di detonazione o se fosse invece realmente convinto di riuscire a mettersi al riparo. La sua nomea di agile furetto all;interno dei cuniculi, il suo soprannome di Passpartout, potrebbero averlo indotto a sovrastimare le sue capicità di metteresi in salvo.
Resta comunque il gesto eroico di un giovane di nemmeno 30 anni. Nonostante avesse moglie e figlio, egli non arretrò davanti al nemico e al pericolo. Anzi, a rischio della sua stessa vita, difese fino alla fine Torino, la sua Patria.