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Umberto Biancamano è considerato il capostipite della dinastia Savoia. La teoria (o leggenda) si deve a Giovanni d’Orville, detto Cabaret. Egli ricevette l’incarico di ricercare antenati illustri della dinastia da Amedeo VIII. Vi lavorò per i primi vent’anni del 1400.
La leggenda
Secondo la sua versione il capostipite dei Savoia fu Bertoldo duca di Sassonia. Intorno all’anno mille Bertoldo è incaricato di tornare a palazzo per prendere un anello che l’imperatore aveva dimenticato. Giunto a palazzo trovò l’imperatrice a letto con un uomo. Per fedeltà verso l’imperatore Bertoldo li uccise sia entrambi. Tornato al cospetto dell’imperatore raccontò tutto e venne premiato divenendo Conte di Savoia.

È probabile che la storia si sia svolta in altro modo, ma avvalorare questa ricostruzione nel corso dei secoli fu molto utile ai Savoia per dimostrare nei confronti dei regnanti d’Europa la loro stirpe nobile.
Tuttavia, durante il periodo del risorgimento italiano e il combattimento delle Guerre di Indipendenza, le origini Sassoni dei Savoia divennero scomode.
Carlo Alberto fece molti sforzi per eliminare completamente tutti collegamenti e le allusioni all’origine Sassone, sostituendole con teorie che ipotizzavano una discendenza provenzale o comunque francigena.
Tutte le ricerche storiche per stabilire le origini della dinastia convergono comunque sul personaggio di Umberto Biancamano che nel 1003 era già Signore di Savoia. Tradizionalmente è a lui che sono sempre state attribuite le origini della casa sabauda.
A partire da Umberto Biancamano, possiamo attraversare 10 secoli di storia europea ed italiana analizzando la vita e le gesta dei principali discendenti dei Savoia.
Il soprannome Biancamano (o dalle Mani Bianche) appare per la prima volta in documenti del 1342. Non e’ tuttavia chiaro a cosa sia dovuto. Forse di derivazione latina blancis moenibus, cioè bianche fortezze in riferimento alle montagne innevate.
La vita di Umberto Biancamano
Si hanno poche notizie su Umberto Biancamano. Si pensa che sia nato tra il 970 e il 975 e che intorno all’anno mille avesse già il titolo di conte.

Passò la sua vita a sostenere l’imperatore di Germania, combattendo in più riprese al suo fianco. Per questa sua fedeltà venne ricompensato divenendo ufficialmente conte di Moriana e del Chiablese. Con questa conquista ottenne un ampio dominio sui valichi alpini come i passi del Moncenisio e del Piccolo San Bernardo. Nel 1045, con il matrimonio di suo figlio Oddone, ottenne anche il marchesato di Torino e Susa.

I valichi alpini sotto il suo controllo acquisteranno sempre più importanza durante il Medioevo come passaggio di comunicazione tra nord e sud Europa. Chi voleva entrare in pianura padana poteva farlo solo attraversando il territorio di Umberto Biancamano. Questo voleva dire uno stretto controllo dei traffici, pedaggi di transito, locande e servizi per viaggiatori. Insomma, una vera e propria fonte di ricchezza per un territorio montano privo di risorse.
Inoltre, era relativamente facile bloccare i valichi con sbarramenti a chi non avesse accettato le richieste o i favori pretesi dai Savoia. La concessione o meno del transito nei valichi alpini fu la vera forza della contea Savoia che seppe trarne il massimo vantaggio economico, politico e diplomatico.
Umberto Biancamano fece del castello di Charbonnieres il suo quartier generale e, di conseguenza, di Aiguebelle la prima capitale della contea.
Sposatosi con Ancilia, il cui casato di apparenza è controverso, ebbe quattro figli e pare anche una figlia. Secondo alcuni morì nel 1047, secondo altri l’anno successivo. Lasciò comunque il regno al suo primogenito Amedeo I.