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Umberto I di Savoia nasce a Torino nel 1844, figlio di Vittorio Emanuele II e Maria Adelaide d’Austria. Viene battezzato con i nomi di Umberto Rainerio Carlo Vittorio Emanuele Giovanni Maria Ferdinando Eugenio di Savoia.
Trascorse la prima infanzia nel castello di Moncalieri assieme al fratello minore Amedeo. Qui ricevette una formazione rigidamente militare che ne formò il carattere ma lo rese duro e di idee limitate

Nel 1858 iniziò la sua carriera militare con il grado di capitano. Durante la Seconda guerra di indipendenza si distingue nella battaglia di Solferino e San Martino. Divenuto generale nel 1864, fece anche diversi viaggi all’estero ad esempio in Portogallo accompagnando nel 1863 la sorella Maria Pia in sposa al re o visitando Londra durante le proteste per il trasferimento della capitale a Firenze nel 1864.
Nel 1866 visitò Parigi per dei colloqui con Napoleone III, prese poi parte alla Terza guerra d’indipendenza dove partecipò alla disfatta di Custoza guadagnandosi comunque la medaglia d’oro al valor militare.
Negli stessi anni ebbe anche il suo primo figlio, morto bambino, da una relazione con la duchessa Eugenia Attendolo Bolognini Litta. Sebbene la relazione con la duchessa durerà tutta la vita, Umberto deve piegarsi al volere del padre ad un matrimonio politico con Matilde d’Asburgo per rinsaldare i legami con l’Austria. La promessa sposa però muore in un incendio del suo abito a cui lei stesse dette fuoco cercando di nascondere una sigaretta alla sua governante. La scelta cadde quindi su Margherita di Savoia, cugina di Umberto.
Umberto I e Margherita
Il matrimonio si celebrò nel duomo di Torino nel 1868. Per l’occasione Vittorio Emanuele II crea il corpo dei corazzieri con lo scopo di scorta e protezione dei membri della famiglia reale. Il viaggio di nozze è invece costituito dalla visita di diverse città italiane ed estere per far conoscere meglio alla popolazione i futuri monarchi.

Al loro rientro in Italia Umberto e la moglie si stabilirono a Napoli. Fu una mossa propagandistica: essi decisero infatti di far nascere il loro primogenito nella città che maggiormente soffriva della perdita dei Borboni. Il bambino nasce nel 1869 e viene battezzato con il nome del nonno Vittorio Emanuele e nominato principe di Napoli.
Tuttavia, l’unione non fu molto fortunata a causa dei tradimenti di Umberto I con la duchessa Litta. Margherita sorprese i due amanti a conversare nel suo appartamento e minacciò di tornare dalla sua famiglia. Decise poi di rimanere accanto ad Umberto, limitatamente per convenienti usi politici, rimarcando negli stretti ambienti di corte che non lo considerava più un marito. La sceneggiata del matrimonio riuscito funzionò a lungo, tanto che nel 1893 saranno celebrate sempre a Roma le nozze d’argento con una parata e 101 colpi di cannone.
La coppia si stabilì a Roma, nella futura capitale d’Italia, in rappresentanza della monarchia . Qui Margherita, dopo la presa di Roma, svolse un importante ruolo di riconciliazione tra Pio IX ed il sovrano.
Umberto I re d’Italia

Autori Pasquale Di Criscito, 1878
Umberto I divenne re d’Italia nel 1878, alla morte del padre. Mantenne comunque anche il titolo di Umberto IV di Savoia, in linea con la tradizione nominale sabauda. Come primo atto fece inumare il corpo del padre nel Pantheon di Roma, eleggendo simbolicamente tale edificio come mausoleo della famiglia reale.
I problemi principali del nuovo re d’Italia erano l’ostilità del Vaticano, che con l’elezione di Leone XIII continuava a non riconoscere il Regno d’Italia, l’isolamento politico internazionale e i forti movimenti repubblicani interni.
Primo attentato
Nel tentativo di guadagnare popolarità, Umberto I organizzò immediatamente la visita delle maggiori città d’Italia, accompagnato dalla regina Margherita, il figlio Vittorio Emanuele e il presidente del consiglio Benedetto Cairoli appena eletto. Partiti il 6 luglio 1878 visitarono nell’ordine La Spezia, Torino, Milano, Brescia, Monza e Bologna, dove incontrarono Giosuè Carducci. Proseguirono poi per Firenze, Pisa, Livorno, Ancona, Chieti e Bari.

Durante questo lungo viaggio il re fu vittima di un tentativo di omicidio. Il 16 novembre alla stazione di Foggia, Alberigo Altrieri tentò di lanciarsi verso il sovrano. L’attentatore fu fermato immediatamente e nel massimo riserbo, tanto che neppure la stampa fece menzione del fatto. Tuttavia, si scoprì subito che non era un tentativo isolato, ma che vi era in atto un complotto per assassinare Umberto I.
Il giorno successivo, 17 novembre 1878, mentre attraversava Napoli su una carrozza scoperta, l’anarchico Giovanni Passannante al grido di Viva Orsini, viva la repubblica universale, tentò di colpirlo con un coltello. Il re riuscì a difendersi subendo solamente un piccolo taglio al braccio, mentre il Cairoli riportò la ferita ad una coscia. L’attentatore fu fermato dai Corazzieri, ma il suo gesto provocò proteste e scontri tra sostenitori anarchici e non anarchici.
Passannante venne condannato a morte. La sentenza è poi commutata in carcere a vita per volere dello stesso Umberto I. Il governo Cairoli è accusato di scarsa sicurezza nei confronti del re. Di conseguenza, il presidente del Consiglio è costretto a dimettersi. Le successive elezioni sono vinte da Depretis.
Politica di Umberto I
L’alternanza dei governi, guidati da Depretis e Cairoli, proseguì anche nei mesi successivi. Entrambi si preoccuparono di ridurre l’imposizione delle tasse perseguendo un ideale di sviluppo economico.
Politica estera
Dal canto suo Umberto I si preoccupò di acquisire visibilità e peso politico internazionale per il Regno. In modo particolare il re era interessato a stringere alleanze con Germania ed Austria.

Egli cercava infatti l’appoggio dell’Austria (nazione ultracattolica) per stroncare sul nascere l’iniziativa di papa Leone XIII. Il papa era infatti alla ricerca di sostegno ed aiuto europeo al fine di ripristinare il vecchio Stato Pontificio. La conservatrice Germania invece avrebbe dovuto assicurare il potere della monarchia Savoia di fronte alle eventuali insurrezioni repubblicane.
Nel 1882 Italia, Austria e Germania firmano un trattato passato alla storia come Triplice Alleanza. A questo fece seguito l’avventura coloniale africana con l’occupazione dell’Eritrea nel 1885 e della Somalia nel 1889.
Tuttavia, l’espansione colonica dura poco. Dopo la disastrosa sconfitta ad Adua nel 1893 gli italiani sono costretti a ritirarsi dall’Africa, archiviando almeno temporaneamente i loro sogni di conquista.
Politica interna
Sul piano interno Umberto II non presiede il Consiglio dei ministri, ma si limita ad ascoltare i resoconti ed i rapporti del presidente del Consiglio per poi firmare le delibere. Egli diede comunque l’approvazione allo scioglimento del Partito Socialista, delle Camere del Lavoro e delle Leghe Operaie.

Foto di Giorgio Sommer
D’altro canto, approvò anche l’abolizione della pena di morte e una maggiore libertà in tema di sciopero.
Umberto I si preoccupò anche di essere vicino al popolo, soprattutto in caso di disastri naturali come nel 1872 a Napoli durante l’eruzione del Vesuvio, o nel 1879 in Sicilia con l’Etna. Nel 1882 è solidale con il Veneto per le inondazioni dovute a piogge torrenziali e due anni più tardi si reca a Napoli flagellata dal colera.
Sempre nell’ottica di ingraziarsi la popolazione, nel 1888 visitò la Romagna, regione storicamente avversa al potere monarchico. Nonostante i pericoli che si temeva la visita avvenne senza incidenti di rilievo.
Secondo attentato
Il 22 aprile 1897, durante il suo arrivo all’ippodromo romano, Umberto I scampò a un secondo attentato alla sua vita. Pietro Acciarito si lanciò verso la sua carrozza armato di coltello, senza tuttavia colpirlo. Acciarito è arrestato immediatamente e condannato all’ergastolo.

Le autorità ipotizzarono nuovamente una cospirazione anti-monarchica e come precauzione arrestarono diversi socialisti, repubblicani ed anarchicni. Uno di questi, Romeo Frezzi, morì dopo tre giorni di interrogatori. L’autopsia. che confermò la morte dovuta a sevizie degli agenti, contribuì a fomentare una nuova ondata di odio nei confronti della monarchia.
Le tensioni sociali sfociano nelle proteste milanesi del maggio 1898. Qui in accordo con il re, il generale Fiorenzo Bava Beccaris utilizzò la forza e dei cannoni per reprimere la protesta, lasciando sul campo oltre cento morti e più di cinquecento feriti. A seguire vi fu una svolta autoritaria del governo che sciolse le associazioni socialiste e radicali, imprigionando per breve periodo i politici accusati di aver fomentato la protesta come ad esempio Filippo Turati.
Vengono poi sciolte le camere per andare a nuove elezioni nella quali la sinistra di stampo socialista vince con larga maggioranza ricevendo l’incarico di formare un nuovo governo.
La repressione operata a Milano da Bava Beccaris valse a quest’ultimo la riconoscenza da parte del re Umberto I che lo insignì della Gran Croce dell’Ordine Militare di Savoia. Questo premio è probabilmente la causa di un nuovo attentato nei confronti del sovrano.
Terzo attentato
Il 29 luglio 1900 Umbeto I è invitato a Monza per la cerimonia di chiusura di un concorso ginnico. Pur non essendo obbligato a partecipare, la presenza di atleti provenienti da Trento e Trieste rendeva l’appuntamento particolarmente rilevante politicamente.

Quel giorno, a causa del gran caldo estivo, il re non volle indossare la maglia protettiva sotto la camicia. Sfortunatamente per il re, tra la folla si nasconde Gaetano Bresci, un anarchico di Prato emigrato negli Stati Uniti.
Intorno alle 22.30, mentre il re si stava recando verso la carrozza Bresci saltò fuori dalla folla e colpì il sovrano con alcuni colpi di rivoltella. Le testimonianze più attendibili riportano che esplose tre colpi, ma il numero esatto non venne mai definito. In ogni caso la rivoltella era dotata di cinque colpi. Di fatto Umberto I è colpito alla spalla, al polmone ed al cuore.
I carabinieri arrestarono Bresci sottraendolo al linciaggio della folla, ma per il re non vi era alcuna speranza: morì prima ancora di arrivare alla reggia di Monza. L’indignazione per l’omicidio fu unanime, tanto che persino anarchici e socialisti presero le distanze dall’attentatore. Per l’occasione Giovanni Pascoli compose al Re Umberto mentre Filippo Turati rifiutò di difendere il regicida in tribunale.
Discendenza
Il corteo funebre si svolge il 9 agosto a Roma. Umberto è tumulato al Pantheon. Tale era la tensione dovuta all’attentato che durante la processione un mulo imbizzarrito creò non poco scompiglio, facendo temere ad un nuovo attentato da parte degli anarchici.

Nel mentre, Gaetano Bresci è processato e condannato all’ergastolo (la pena di morte era prevista solamente per il Codice penale militare) il 29 agosto 1900. Morì suicida, in circostanze dubbie, nel maggio 1901.
Sul luogo dell’attentato nel 1910 venne costruita una cappella. Umberto I ebbe solamente due figli; il suo successore Vittorio Emanuele III da Margherita di Savoia e un altro figlio dalla relazione con la sua amante Eugenia Attendolo Bolognini Litta. Quest’ultimo sarà comunque riconosciuto come suo dal duca Giulio Litta.