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Vittorio Amedeo I
Vittorio Amedeo I

Vittorio Amedeo I, secondogenito di Carlo Emanuele I e Caterina d’Asburgo, nasce a Torino nel 1587. Fu il primo della dinastia a ricevere il nome Vittorio, per essere nato nel giorno di San Vittore.

La formazione del giovane Vittorio Amedeo è affidata alla madre che si avvale di illustri insegnanti quali Giovanni Botero per la storia, e gli spagnoli Pietro Leone e Giovanni Battista Lavagna per scienza e matematica.  Alto di statura, ma soggetto ad asma dedicò la sua infanzia ad irrobustire il fisico.

Alla corte di Spagna

Per il suo futuro si prevedeva il servizio presso la corte spagnola, tanto che sin del 1602 il re Filippo III si prodigò a garantirgli una rendita economica. Rimasto orfano di madre, partì per la Spagna con i fratelli per un viaggio di educazione voluto dal padre. Carlo Emanuele I sperava infatti di poter puntare alla corona spagnola in quanto Filippo III non aveva ancora alcun erede.

Nel 1605, durante un’epidemia di vaiolo, che colpì anche i principi Savoia in Spagna, nasce finalmente il futuro Filippo IV. L’anno successivo a seguito del contagio di vaiolo muore Filippo Emanuele, primogenito di Carlo Emanuele I. Deluso dal fallimento della missione spagnola e dalla morte dell’erede al trono, il duca Savoia richiama in Piemonte i figli designando Vittorio Amedeo come suo successore.

Politica di Vittorio Amedeo I

Vittorio Amedeo I
Ritratto di Vittorio Amedeo I

Il primo intervento militare Vittorio Amedeo lo compie nel 1617. Morto il duca di Mantova inizia una guerra in cui gli spagnoli tentano di prendere il controllo del Monferrato. Qui i Savoia si trovano alleati della Francia, rapporto ulteriormente rafforzato al termine degli scontri con i preparativi del matrimonio tra Vittorio Amedeo e Cristina Borbone, sorella di Luigi XIII. Tuttavia, si giunse alla pace senza particolari vantaggi per i piemontesi.

Il matrimonio si celebrò a Parigi nel 1619. Nel frattempo, i legami tra Savoia e francesi si fecero sempre più stretti. Carlo Emanuele I è alleato francese nella guerra dei Trent’anni iniziata nel 1618, suo figlio Tommaso sposa una principessa francese e il cardinale Maurizio di Savoia accetta il protettorato della Francia.

Nel 1627, alla morte senza eredi di Vincenzo II Gongaza, si apre la questione della successione del Ducato di Mantova che porta alla seconda guerra del Monferrato. In questa occasione il Piemonte si schiera dalla parte spagnola. Vittorio Amedeo è inviato in Francia alla ricerca di un trattato di pace, senza riuscirci. Il conflitto ebbe delle ripercussioni anche sui domini sabaudi che persero il controllo della roccaforte di Pinerolo.

Vittorio Amedeo I, duca di Savoia

Vittorio Amedeo I salì al trono alla morte del padre nel 1630. Tentò a più a riprese di giungere ad un accordo con i francesi che potesse mettere fine alle ostilità, senza tuttavia riuscirci. Le ambasciate dei fratelli Tommaso e Maurizio a Parigi non ebbero mai successo. Anche la richiesta di Vittorio Amedeo del riconoscimento del titolo regio su Cipro non venne mai accolta. Nel 1631 si giunge alla pace di Cherasco e l’anno successivo il duca Savoia assume comunque il titolo di Sua Altezza Reale per la sovranità di Cipro.

In quegli anni il Piemonte è violentemente colpito da un’epidemia di peste, che metterà a dura prova tutta la popolazione. Per sfuggire al contagio, Vittorio Amedeo I si ritira prima a Moncalieri e poi a Carignano. Nei pochi anni di pace che seguirono la pace di Cherasco il duca si dedicò a riorganizzare lo Stato.

Vittorio Amedeo I
Vittorio Amedeo I rompe l’oste spagnuola sotto Mombaldone (1637)
Autore Francesco Guonin, 1840

Tutta la sua politica è centrata sull’obiettivo di rimediare almeno in parte alla spregiudicata politica del padre. Nel 1632 operò una riforma monetaria con l’intento di rivalutare la lira piemontese. Procedette anche ad una revisione dei crediti e dei debiti, che però si scontrò con i danni causati da anni di carestie, guerre e pestilenza. Il calo demografico e le difficoltà economiche della popolazione avevano portato in molte occasioni al rifiuto dell’eredità per non dover pagare gli oneri tributari previsti.

Nello stesso anno avviò anche una riforma del sistema giudiziario e contrastò le ingerenze e le intromissioni ecclesiastiche nei confronti dei rappresentanti ducali. Rilanciò il commercio, soprattutto con Nizza, e nel 1635 fondò il Consiglio delle fabbriche e fortificazioni per la gestione dell’urbanistica civile e l’ingegneria militare.

Gli ultimi anni

I piani di ristrutturazione dell’apparato governativo sono presto interrotti a causa del riacutizzarsi dei contrasti internazionali. Vittorio Amedeo I si alleò nuovamente con i francesi, con i quali firmò il trattato di Rivoli nel 1635, mentre suo fratello Tommaso si schierò apertamente con gli spagnoli.

Il trattato di Rivoli lo designava come comandante in capo ma, all’atto pratico, gli ordini erano impartiti dal maresciallo francese il duca Charles de Crequi. Con lui si spostò prima nel novarese e poi a Vercelli per fronteggiare le truppe spagnole. Qui, nel 1637, è invitato dal maresciallo Crequi ad un banchetto a seguito del quale morì pochi giorni. Vi è il forte sospetto che sia stato avvelenato, per lasciare il ducato sotto la reggenza filofrancese di Cristina di Borbone.

Il corpo è tumulato nella cattedrale di S. Eusebio a Vercelli.

Dal matrimonio con Maria Cristina di Borbone, Vittorio Amedeo I ebbe sei figli, tutti nipoti del re di Francia Luigi XIV. L’erede al trono Francesco Giacinto morì all’età di sei anni, lasciando il fratello Carlo Emanuele come successore di Vittorio Amedeo I.