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Vittorio Emanuele I nacque a Torino nel luglio 1759 come secondogenito, fratello di Carlo Emanuele IV, da Vittorio Amedeo III e Maria Antonietta Ferdinanda, figlia di Filippo V re di Spagna. Inizialmente gli è attribuito il titolo di duca d’Aosta.

Per lui si decise un’educazione meno religiosa del fratello, tuttavia sempre improntata ad una certa rigidezza morale e di chiusura verso le novità ed il progresso. Nel 1789, per volere del padre Vittorio Amedeo III, sposa per procura Maria Teresa d’Asburgo, nipote dell’imperatore d’Austria Giuseppe II.
In quegli anni l’atmosfera che si vive in Piemonte è ovviamente influenzata dal nuovo assetto politico e morale che si sta delineando con la Rivoluzione francese. In questo contesto all’interno della famiglia reale emersero forti contrasti, tanto da poter parlare di una vera e propria spaccatura. Da una parte l’erede al trono Carlo Emanuele IV, debole e non adatto al ruolo di sovrano. Dall’altra una cordata rappresentata dai fratelli, gli unici tra l’altro a scendere sul campo durante le battaglie.
Vittorio Emanuele partecipa difatti al tentativo, fallito, del 1793 di riperdere Nizza. L’anno successivo gli è affidato il comando della difesa del Monviso, ma anche in questo caso i francesi ebbero la meglio. In aperto contrasto con la politica del padre, la situazione peggiora alla morte di quest’ultimo.
La carriera militare
Salito al trono nel 1796, il fratello Carlo Emanuele IV lo estromette completamente dalla vita politica e firma l’alleanza con la Francia contro l’Austria.

Forte del fatto che gli fosse nato un figlio maschio, mentre il fratello era senza eredi, Vittorio Emanuele I prende le distanze dall’alleanza, rifiuta di convocare le truppe e rassegna le dimissioni dal comando.
Tenta comunque un’ultima resistenza opponendosi alla consegna della Cittadella e consigliando al re Carlo Emanuele IV di tentare la difesa delle ultime province in suo possesso. Tuttavia, la resa completa del fratello ai francesi, lo obbliga a controfirmare l’atto.
Ridotto all’impotenza, così come tutti i Savoia, è costretto a seguire la famiglia nelle sue pellegrinazioni. Si trattiene per un periodo in Toscana per poi sbarcare a Cagliari.
Ricevuta la notizia che le truppe austro-russe erano entrate a Torino, i Savoia sostenuti dai russi si preparano a rientrare in Piemonte. La morte del figlio di Vittorio Emanuele I a causa del vaiolo fa slittare la partenza di qualche giorno, ma in breve tempo il duca d’Aosta si trova nei domini sabaudi in provincia di Alessandria. Qui viene colpito dal divieto austriaco di rientrare a Torino. Vittorio Emanuele I decise quindi di stabilirsi a Vercelli.
Vittorio Emanuele I, re in esilio
La seconda campagna italiana di Napoleone colse il duca di sorpresa. Egli fuggì dal Piemonte con la moglie prima a Genova, poi in Toscana ed infine a Napoli per ricongiungersi con la famiglia in esilio. Questo non fu sicuramente un periodo fortunato per il duca, sia per l’inconcludente e debole politica di Carlo Emanuele sia per la morte della sua seconda figlia morta a sole due settimane dalla nascita.

Nel 1802, dopo la morte della regina Maria Clotilde, Carlo Emanuele IV decide di abdicare, lasciando il regno nelle mani di Vittorio Emanuele I. Il nuovo re di Sardegna si trova sin da subito in una situazione difficile. Esiliato, avverso a Francia ed Austria, ma sostenuto da Russia ed Inghilterra decide di stabilirsi a Roma.
Divenuto padre nel 1803 di altre due principesse gemelle, convinse il fratello Carlo Felice a sposarsi con Maria Cristina di Borbone, figlia del re di Napoli, per assicurare un erede maschio alla dinastia. Rimasto tra Roma e Napoli con la speranza di poter rientrare in possesso dei suoi territori, vide le sue speranze infrangersi con la vittoria napoleonica di Austerlitz e la fuga dei Borbone da Napoli. Decise quindi di rifugiarsi nuovamente in Sardegna.
Qui ebbe un periodo di tranquillità, durante il quale si preoccupò di rinforzare le difese dell’isola, organizzare il matrimonio del fratello, che si celebrerà a Palermo nel 1808, e stringere alleanze con Austria, Gran Bretagna e Borboni di Sicilia. Nel 1812 diventa nuovamente padre di una femmina, i Savoia continuano a non avere un erede maschio.
Il rientro a Torino
Caduto Napoleone, gli vengono riassegnati i suoi domini: entra a Torino il 20 maggio 1814. Vittorio Emanuele I prende alla lettera il processo che va sotto il nome di Restaurazione. Abolisce tutte le leggi napoleoniche e tenta di formare un governo secondo lo stile prenapoleonico. Nel mentre riorganizza l’esercito, crea l’Arma dei Carabinieri per il controllo dei territori e apre l’Accademia militare. Politicamente ottenne l’annessione di Genova al Regno di Sardegna.

Divenuto evidente che non vi sarebbero stati eredi naturali, poiché anche il fratello Carlo Felice non aveva figli maschi, Vittorio Emanuele I prese sotto la sua tutela il nipote Carlo Alberto di Savoia Carignano per educarlo al ruolo. Sebbene gli impose una rigida disciplina di indirizzo conservatore, Carlo Alberto era innegabilmente attratto dai pensieri liberali. Durante i moti rivoluzionari del 1821 egli si pose come mediatore tra gli insorti, tra cui Santorre di Santarosa, ed il re. Tuttavia, Vittorio Emanuele si rifiutò di concedere la costituzione e dichiarare guerra all’Austria.

Trasferitosi al castello di Moncalieri e saputo dell’insurrezione nelle cittadelle di Alessandria e Torino, Vittorio Emanuele I si trova senza vie di uscita. Concedere la costituzione era cosa per lui impensabile ed inoltre avrebbe scatenato la reazione militare della Santa Alleanza. D’altra parte, continuare con il suo progetto di Restaurazione integralista avrebbe portato a ulteriori scontri ed alla guerra civile. Decide così di abdicare in favore del fratello Carlo Felice che si trovava a Modena.
Ultimi anni di Vittorio Emanuele I
Lascia quindi temporaneamente la reggenza al nipote Carlo Alberto e parte per Nizza. Rifiutata le richieste provenienti da più parti di tornare sul trono, lascia il regno per trasferirsi prima a Modena e poi a Lucca ospite delle figlie duchesse.
Vittorio Emanuele I rientra in Piemonte nel 1822 per ritirarsi a vita privata nel castello di Moncalieri. Qui muore nel 1824 e viene sepolto a Superga. Nel 1885 in suo onore viene eretta una statua di fronte alla chiesa della Gran Madre di Dio.